biglietti on line - UN BUFFO RIADATTAMENTO DI TRE MISTERI

BIGLIETTO PER LA REPLICA DI DOMENICA 26 FEBBRAIO ORE 21

COSTO BIGLIETI

Questo progetto nasce due anni fa, ideato e realizzato dall’attore campano Nicola Mariconda, che rielabora e riscrive, servendosi di altri dialetti (dialetto campano e lombardo/veneto), tre testi tratti da “Mistero Buffo” di Dario Fo, tre Giullarate:

La Nascita Del Giullare                                   Il Cieco e lo Storpio                                         Il Primo Miracolo di Gesù Bambino.

       

«Mistero» è il termine usato già nel II, III se­colo dopo Cristo per indicare uno spettacolo, una rappresentazione sacra. Ancora oggi, durante la messa, sentiamo il sacerdote che declama: «Nel primo mistero glorioso... nel secondo mistero...», e via dicendo. Mistero sta dunque per: rappresen­tazione sacra; Mistero Buffo vuol dire: spettacolo grottesco.

Chi ha inventato il Mistero Buffo è stato il popolo.

Fin dai primi secoli dopo Cristo il popolo si divertiva, e non era solo un divertimento, a muovere, a giocare, come si diceva, spettacoli in forma ironico-grottesca, proprio per­ché per il popolo, il teatro, specie il teatro grottesco, è sem­pre stato il mezzo primo d'espressione, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle idee. Il tea­tro era il giornale parlato e drammatizzato del popolo. Ma come chiarisce Dario Fo il giullare, cioè l’attore comico popolare del Medioevo non si buttava a sbeffeggiare la religione, Dio e i santi ma aveva l’intento di denunciare in chiave comica le manovre furbesche di coloro che, approfittando della religione e del sacro, si facevano gli affari propri.

Il “Buffo riadattamento di tre Misteri” ritrova il filone narrativo/teatrale che Dario Fo ha lanciato negli anni ’60; La scena è nuda e le parole e l’affabulazione la faranno da padrona; attraverso una danza grottesca di bizzarri personaggi, con voci e suoni di dialetti vicini (dialetto campano) e lontani (dialetto lombardo/veneto), l’uso del Grammelot, lingua onomatopeica usata dai comici dell’arte del 1500, vengono ripresi i temi centrali dell'opera: la presa di coscienza dell'esistenza di una cultura popolare, la condanna diretta dell’abuso di potere ed il riconoscimento della dignità del lavoratore e dell’essere umano.                                                              

 Argomenti che prendono vita in una particolare situazione sociale e politica come quella degli anni ’60 e che nella condizione attuale tornano con urgenza e rinnovata veemenza. Un testo classico ma molto attuale ripreso in una versione dialettale arcaica completamente originale.

“Impara a ridere! A tramutare anche il terrore in risata… Fa che tutti sbottino in gran risate…così che ridendo ogni paura si sciolga!”

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