in una casa canonica, dove quattro sacerdoti affidati a rispettive comunità parrocchiali, vivono brevi ma intensi momenti di vita comune che passano dal confronto delle loro questioni quotidiane con i fedeli a momenti esilaranti con scherzi e gag che a vicenda elaborano.

Attraverso la loro vita comune emergono le crisi e le bellezze spirituali oltre a momenti intimi di ciascuno che sfiorano argomenti come la sofferenza e la famiglia; attraverso il racconto delle esperienze dei loro fedeli, emergono invece con leggerezza, argomenti come il bullismo, la sessualità, il rapporto di coppia ed i tanti dubbi sulla fede.

L’argomento costante è lo scherzo che avviene attraverso un copione ben studiato dagli stessi sacerdoti ma anche da spunti imprevedibili che uno dei quattro preti offre su un piatto d’argento a causa degli imprevisti ed equivoci che gli accadono

Un allestimento semplice che introduce lo spettatore nella quotidianità di quattro sacerdoti, facendo scorrere con una particolare naturalezza nei dialoghi e nelle azioni tutti gli avvenimenti. In trasparenza, una piccola cappellina velata che proietta l’intimità e i momenti di dialogo Prete-Dio.

Viene usato in particolar modo un simbolismo metaforico attraverso il setaccio e il treppiedi agricolo, quest’ultimo come emblema della famiglia che si ricostruisce e della sofferenza che si trasforma in dono vocazionale.

E’ l’aspetto umano del sacerdote che ho voluto far emergere, dove scrollato dagli abiti lunghi e larghi diventa, in questo testo, un infante che gioca e scherza con i suoi amici e fratelli. La casa canonica diventa anche cenacolo e rifugio, dove confrontarsi sugli argomenti buffi e drammatici dei fedeli delle loro rispettive comunità parrocchiali. Quattro preti. Quattro uomini. Tante storie.

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