sabato 24 ottobre ore 21.00

domenica 25 ottobre ore 19.00

la terza comunione

“La terza comunione” descrive un mondo che forse resiste solo nei ricordi dei nostri genitori o di noi bambini, e come relitto di un’umanità superata forse in qualche paese del profondo Sud. 

Si tratta della voce ancestrale di quella comunità di donne che una volta affollavano le chiese. Unite come un solo popolo, una sola entità, il gruppo di donne che dicevano il rosario, come una nenia cantilenante o che cantavano le canzoni sacre, è un’immagine indelebile nella memoria di ognuno. 

Ed è un’immagine che resiste al tempo, basta gettare uno sguardo distratto tra i banchi di una chiesa prima che cominci una qualsiasi celebrazione. 

Ho cercato di ricreare questo mondo unendo le donne come in un’unica voce, un unico pensiero, che poi può dividersi in due, tre, quattro, infinite voci. Il testo è insieme monologo e dialogo. La preghiera qui si fa ancor di più rito, ma rito teatrale. 

Ho creato una storia decisamente sopra le righe, paradossale: l’impossibilità di una bambina di ricevere la prima comunione, la sua difficoltà ad ingoiare l’ostia, il corpo sacro di Cristo viene rigettato dal corpo altrettanto sacro di un’anima candida. 

Attorno a questa vicenda che appare al nucleo comunitario, parrocchiale e umano, simbolicamente negativa, si crea un mondo fatto di voci, di pettegolezzi, di frasi masticate e non dette, di parole sputate di nascosto, che determinerà lo svolgersi dei fatti: la parola si fa azione come nella preghiera e lo sguardo, la visione di chi assiste alla celebrazione del sacramento, si amplifica. 

Le parole si fanno preghiera che uccide, preghiera sbagliata, ostinata, musica mortale. 

 

Mario Gelardi

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