La pièce rilegge la tragedia di Ifigenia, primogenita figlia di Agamennone sacrificata in nome della guerra di Troia, in chiave moderna e tragicomica.
Lo spettacolo inizia dalla platea, dove gli dèi, annoiati dalla vita immortale, cercano trastullo per le loro monotone esistenze.
Come bambini irrequieti pregano la loro guida, Crono, di concedergli un nuovo gioco: Ifigenia. Vergine ambita e mortale sarà c ontesa dagli Dei, che prenderanno sembianze umane e tesseranno il filo
del suo destino, rendendola un burattino incapace di decidere della propria vita.
Ifigenia sarà ingannata, illusa e abbandonata al suo tragico destino.
“Ifigenia – il gioco” oscilla sul doppio registro della tragedia e della commedia, per raccontare il mito da un punto di vista inedito e spaesante. La modernità entra qui in scena e agisce sul testo, sposta la prospettiva del racconto e crea distonie nell’impalcatura classica del dramma. Se la legge divina non segue più la logica della causa e dell’effetto, ciò che resta non è altro che la casualità di un lancio di dadi, dove il destino degli uomini
diventa semplice funzione di un azzardo degli dei. Ed è proprio dall’Olimpo che lo spettacolo prende le mosse. Qui gli Dei banchettano e discutono. Assumono sembianze umane e mettono in scena la loro gran rappresentazione. Si fingono mortali, tramano e ordiscono per placare la loro sete di vendetta. Dopo la colpa, il castigo. Non c’è peccato che scampi dall’ira degli dei. E fanno così il loro gioco.